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BERGAMO, 30 novembre 2008 - Bergamo non è esattamente il campo dove vorresti andare per cercare risultato dopo un momento negativo. Lo sa bene la Lazio di Delio Rossi, un po' giù di tono dopo aver perso il derby e aver pareggiato all'Olimpico col Genoa. I biancocelesti incassano un 2-0 più netto sul piano del risultato che del gioco, ma è innegabile che la squadra non sia più quella di inizio stagione e che il k.o nella stracittadina non abbia aiutato in tal senso.

LA PARTITA - Del Neri, orfano del suo regista Cigarini, non sa più che inventarsi per surrogare la mancanza del suo unico insostituibile insieme a Doni. Stavolta è Valdes a partire dall'inizio per dare un po' di creatività, ma la manovra non scorre fluida come due mesi fa. In compenso la difesa concede pochissimo. La Lazio è compatta ma quando deve inventare l'unica fonte è Mauro Zarate, un giocatore giù pronto per i massimi livelli. La mancanza di Pandev è pesante. Con questi presupposti il primo tempo è molto equilibrato e abbastanza intenso, ma le vere occasioni da gol latitano. L'unica degna di questo nome è costruita da Zarate, che si libera in area ma si fa respingere il tiro dal bravo Coppola.

EPISODI - La partita non sembra cambiare nella ripresa e in questi casi ci vuole una giocata o un errore per accenderla. Non fai in tempo a pensarlo che la gara si sblocca: Rozenhal perde un brutto pallone a centrocampo, poi Carrizo salva in uscita su Floccari ma non può nulla sulla ribattuta di Valdes. Zarate manca un controllo favorevole che poteva regalargli il pari, poi i biancocelesti commettono un errore fatale nell'allineamento difensivo e Floccari si ritrova davanti a Carrizo, libero di segnare il 2-0. La Lazio non meriterebbe il doppio svantaggio, ma è la reazione successiva, davvero limitata a parte una gran parata di Coppola sul solito Zarate, a regalare perplessità. Le individualtà ci sono, ma la personalità non è ancora quella di una grande squadra.

 

Fonte: Gazzetta dello Sport

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