TOKYO (Giappone), 17 dicembre 2008 - La Liga Deportiva Universitaria rifila due gol in meno di mezz'ora ai messicani del Pachuca, rintuzza la reazione dei messicani e in qualche modo porto a casa il risultato sotto una pioggia intensa: domenica si giocherà la finale del Mondiale per Club probabilmente contro il Manchester United, che domani in semifinale dovrà vedersela coi giapponesi del Gamba Osaka.
MENTE E BRACCIO - Ennesimo medaglia, dopo la vittoria in Libertadores, da appuntare al petto del tecnico argentino Edgardo Bauza, l'ultimo, a meno che si voglia sognare l'impossibile per domenica, visto che l'allenatore lascerà la Liga. E se Bauza è stata la mente della squadra, che dopo il vantaggio si è difesa in maniera ordinata, il braccio in campo è certamente identificabile in Damián Manso: è stata infatti la mezzapunta a gestire la palla dopo il recupero a metacampo e a trovare direttamente l'unica punta Claudio Bieler (preferito al cileno Reinaldo Navia) che, dopo un fortunoso rimpallo tra due giocatori messicani, poteva smuovere il nylon alle spalle di Miguel Calero, portiere e simbolo del Pachuca. Uno a zero e partita in discesa per una squadra come la Liga sempre pronta a ripartire e che ha estrema difficoltà a giocare a difesa schierata, situazione invece che il ruolo di favorita gli imponeva. I messicani hanno tirato fuori quella forza della disperazione che gli aveva permesso di recuperare il doppio svantaggio con gli egiziani dell'Al Ahly nei quarti, ma hanno organizzato pochissimi situazioni lineari: qualche tiro da fuori, mischie, un mezzo rigore (braccio del centrocampista della Liga Calderón), non è sempre domenica e una squadra come quella bianca-azzurra, il cui talento è decisamente limitato, non può permettersi la sola foga.
RADDOPPIO - I pericoli veri giungono ancora dall'ispiratissimo Manso, rosarino scuola Newell's, che guadagna una punizione al limite, lascia l'incombenza della battuta a Bolanos che trova il fondo della rete scavalcando la barriera: finisce probabilmente qui non solo l'avventura del Pachuca a questo Mondiale ma un favoloso ciclo che ha portato i Tuzos guidati da Enrique Meza a guadagnare un filotto di trofei nazionali e internazionali e, tra questi, le ultime due Champions del Centro e Nord America. Occasioni per poter tornare in partita, tuttavia, ce ne sono anche nella seconda parte, col “Chaco” Gimenez e Marioni a provarci, ma la convinzione non è più quella della partita precedente e le menti di troppi giocatori messicani pensan già di aver fatto quello che gli era stato richiesto, una buona figura dopo una stagione così così. Nel finale c'è pure il tempo per sfiorare il tre a zero, ma ormai la festa, che si dipana dal Mariscal, centro di Quito, fino a ogni angolo della terra dove vive la diaspora ecuadoriana (piazze e vie d'Italia comprese) è già cominciata: Los Centrales si giocano domenica la possibilità di diventare Campioni del Mondo.
Fonte: gazzetta Dello Sport
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